2019: breve tour di Tel Aviv e Gerusalemme

Meno di una settimana: troppi pochi i giorni. Non ho vissuto nulla della controversa questione dei territori palestinesi, se non l’odore vagamente percepito, ma da lontano.
Visitate entrambe con un’amica nei giorni di fine anno, clima ideale per le escursioni e per girare moderatamente leggere, con felpetta/giacchino serale a portata di mano per l’escursione termica quando cala il sole.
Uno dei posti più incredibili che io abbia visitato e portato con me, culturalmente, interiormente.

Telaviv

Avveniristica e multiculturale come non mai, trendy e radical chic in certi angolini modaioli che ti rubano il cuore, ma tutto easy, fatto senza ostentazioni e senza sfarzo. Una città veloce e lenta allo stesso tempo.
Il quartiere di Jaffa, su tutti, da immergersi per respirarne l’aria a pieni polmoni!
L’ho trovata bellissima, anche se vista solo in un paio di giornate e con troppa stanchezza addosso all’arrivo (mai mai mai partire troppo stanchi, darsi sempre - o quantomeno laddove possibile - almeno una mezza giornata pre-partenza per tirare il fiato e recuperare le energie necessarie!).

Da fare:

. Arrampicarsi per vedere l’alba a Masada, ahimè avevo alle spalle pochissime ore di sonno, ma il tour vale decisamente il tutto. Occhio che non è banalissimo, si parte ancora con il buio, luce frontale, vestiti a strati come delle cipolle per il freddo pungente alla partenza, ci si spoglia via via che si sale, alleggerendo il corpo e lo spirito nell’ascesa alla vetta.
E una volta su… incredibili la luce e il calore che ti inondano al sorgere del sole. Purificatorio.

. Tappa al mar Morto. Io con mezza insolazione e tanto mal di testa, l’odore di marcio che un po’ accompagna l’aria, un cammello stravaccato al sole, più morto che vivo anche lui, poraccio, ma io dico che non si può non vedere, già che sei lì.

Gerusalemme

La Lonely è sempre foriera di grandi perle.
In un riquadro azzurro scopro costernata che ‘ogni anni milioni di visitatori si recano a Gerusalemme e una parte viene colpita da un disturbo psicosomatico inerente all’ambito religioso: forse la sensazione di conflitto e di tensione che suscita la città santa, o l’impatto emotivo e spirituale che ha sui turisti, che improvvisamente credono di essere dei personaggi della Bibbia o manifestano allucinazioni visive, affermando di vedere dei personaggi sacri. Questo disagio psichico è stato riconosciuto nel 1930 dal medico psichiatra Heinz Herman e subito battezzato Sindrome di Gerusalemme da Yair Bar-El, psichiatra israeliano.’
La sindrome l’ho scampata, ma giuro che questa città ha un magnetismo tale che si riparte con gli occhi e il cuore strapieni, ammaliati dai suoi contrasti e da una spiritualità palpabile. Shalom.

Da fare:

. Il muro del pianto è qualcosa che rompe qualcos’altro. Dentro, proprio.
Quando mi sono trovata davanti a questi millenni di storia mistica, impressionata dal dolore di chi accanto a me ondeggiava con l’antico testamento in mano e piangeva pregando, ho pensato che io non avevo da chiedere una grazia talmente sacra. Moltissimissimi desideri, ma nulla che meritasse un’urgenza così. Molto fortunata o molto sprovveduta, non so. Ai posteri.

. La Spianata delle Moschee è il terzo luogo più sacro per i musulmani, dopo La Mecca e La Medina. Accoglie la Cupola della Roccia, forse il monumento più spettacolare di Gerusalemme, soprattutto se visto dall’alto.

. La Basilica del Sacro Sepolcro: entrare, stare muti, guardare con gli occhi e le orecchie ben aperti. Far entrare tutto quello che passa, le mani che pregano, i sospiri, le lacrime, le ginocchia che sfiorano il pavimento. Credenti o meno, non si può non restarne profondamente commossi, profondamente toccati.

. Un giro nel quartiere armeno.
 
. Bere un the alla menta profumatissimo e fatto e come si deve nei vicoli della città.
 
. Cimentarsi nel lungo percorso della via Crucis disseminato nella città, io ho incontrato un finto Gesù con tanto di croce portata sulle spalle che girava scalzo. Non vi dico altro.

. Una foto rubata agli ebrei, proprio pettinati e vestiti da ebrei. Meravigliosi. Come in un film del vecchio Woody.