2015: tour dell'Islanda

L’Islanda era una meta che sognavo ardentemente. O meglio: il mio sogno più grande da sempre era vedere una balena. Me la son poi persino tatuata, figurarsi.

Qui la maggior parte della popolazione vive a Reykjavik, cittadina che ho trovato incantevole, murales, pub tradizionali, baretti in legno colorati, tanto verde, bambini biondissimi, paffuti e sorridenti, ma occorre percorrere più di 2.000 km per goderne appieno delle sue bellezze, lungo la mitica Ring Road, che gira come un anello lungo 1.300 km attorno all’isola. E talora l’abbiamo abbandonata per raggiungere l’interno del paese e la zona dei ghiacciai. 

Percorsa da ovest fino all’estremo est, dalle sorgenti termali ai fiordi nordici, attraverso cascate incredibili, vallate morbide, muschiose e isolate, vulcani dormienti e deserti lunari. Tantissime emozioni da processare, la Natura che esplode, letteralmente!

Se la balena proprio vi scappa (a me fortunatamente no!) non mancheranno sicuramente foche e pulcinelle di mare (miodio simpaticissime!), vero simbolo d’Islanda. 

Ho viaggiato in pieno agosto, per una ventina di giorni, con una luce che non finiva mai, con un gruppo organizzato di sconosciuti, che sono poi diventati amici con la A maiuscola e ho dormito in ostelli e guest house: sistemazioni che sapevano di pino fresco, di un’accoglienza incredibile e spesso curate anche nel più piccolo dettaglio, così come spesso si trova nelle locations del nostro beneamato nord Europa. 

La cucina islandese l’ho goduta poco, intanto è estremamente costosa e poi per me, che resisto strenuamente a certe tipologie di carne e al pesce, sarebbe stata ahimè alquanto ‘scomoda’… spesso quindi gran cucina italiana improvvisata in cucina in ostello e qualche pratica scatoletta salva pasto. 

Pulmini comodi e attrezzati anche per sterrati e pericolosi guadi improvvisi (nota bene: vietato fare previsioni troppo a lungo termine, il meteo è variabile e cangiante, non si può mai sapere quando può arrivare un acquazzone o una tempesta e rendere impraticabile proprio quella strada che volevate percorrere!), sperimentato anche quello!

Nota: che vestiti portare nei viaggi in terra islandese? Fra gli immancabili: kway (o poncho impermeabile), sciarpa, guanti e cappello di lana, almeno due felpe in pile, intimo termico, scarpe da trekking impermeabile e costume da bagno (per la Blue Lagoon e terme varie, meglio se vecchiotto perché un po’ potrà rovinarsi). Indispensabile anche un giubbotto pesante, io avevo la giacca da sci, non avrei decisamente potuto fare senza sul ghiacciaio. Ovvero: mediamente leggeri, ma con del buon abbigliamento di sostanza, sicuramente termico!

Il mio tour.

. Iniziamo a scoprire la regione di Geysir, che ha ovviamente dato il nome ai famosissimi fenomeni naturali di tutto il mondo, per spostarci verso le meravigliose cascate di Gullfoss, Skogar e Dettifoss, vere e proprie forze della natura, così maestose da emozionare.

. Nei giorni successivi sosteremo nella regione di Holar, con le tipiche case di torba accoglienti e al solito incredibilmente funzionali e passeremo nel famosissimo Landmannalaugar, probabilmente il posto più visitato in Islanda per la bellezza dei suoi trekking. Raggiungeremo l’interno del paese attraversando grandi aree desertiche fino al vulcano Askja, il più famoso d’Islanda, a nord del ghiacciaio Vatnajökull: piccozza e ramponi, per chi se la sente qui viene organizzata un'escursione guidata. Fatta anche quella - e quando mai mi ricapita! Un filo di paura per la situazione nuova, lo ammetto, ma ne è valsa davvero la pena.

. Nei giorni seguenti visiteremo i fiordi nell’estremo est per poi dirigerci ad Akureyri, la città più popolosa del nord con i suoi 17.000 abitanti, dove partiremo, vestiti come piccoli omini Michelin, per un’uscita in mare a vedere le balene. Una cosa che mi ha letteralmente commosso. Una balena con il suo cucciolo a giocherellare a fior d’acqua. Brividi.
Quasi a conclusione del tour sulla Ring Road, tappa alla Reynisfjara, soprannominata 'la spiaggia nera', nei pressi del villaggio di Vik.

. Ultimi giorni a Reykjavik prima dell'areo di ritorno, alla volta della scoperta della città e della sua controversa cattedrale (moderna e molto particolare) e della celeberrima Laguna Blu, grande complesso termale a cielo aperto, cascatelle e panorama incredibile, foto di rito con la GoPro, con temperature diurne che in estate variano dai 7° ai 15°C.

Giuro che lascio letteralmente un pezzo di cuore in quest’isola più piena di pecore che di uomini e dalle mille facce: qui ho immaginato una vita diversa, ambientata in luoghi, contesti e ritmi diversi, dove la Natura e le stagioni dettano i tempi.