“The old oak” di Ken Loach

Sabato sera sono andata a vedere l’ultimo film di Ken Loach in anteprima, uscirà nelle sale a fine mese.

È sempre lui, con le sue denunce indignate, dure e urlate, ma profondamente intime, con le sue narrazioni spietate (nazionalismo, razzismo, violenza, morte), ma incredibilmente rispettose.

Io lo amo da che abbia ricordo, trovo speciale la sua delicatezza etica e umana nel sapere esattamente cosa filmare. E come farlo. 

Entro immediatamente nei suoi film, nella quotidianità delle storie, quelle passate, quelle presenti, sempre girate con quel distacco gentile che lascia immaginare e non mi fa chiudere gli occhi per scene eccessive. Piuttosto me li fa bagnare: giuro che sono stata commossa per buona parte della visione, a tratti anche con grossi lacrimoni che scendevano silenziosi. Forse ero particolarmente predisposta in quella serata, a volte mi capita, ma mi ha (piacevolmente) travolto il filo sottile sempre in bilico tra la disperazione e la speranza, la resa e i miracoli, l’apertura e lo scambio (linguistico, culturale), la solidarietà e il fallimento, il buio e uno spiraglio di luce; i luoghi-liminali (il pub, a partire da quell’insegna sgangherata fino al retro, dove ci si riunisce intorno alla tavola e al cibo condiviso, la Chiesa, la scuola in Siria, la spiaggia di ciottoli), gli oggetti transazionali e consolatori (le fotografie, il rito del the, le bambole in fila sul tavolo).

The Old Oak è un film che tiene dentro tutto: è come sempre evidente il confine (semplicistico? Io lo definirei naturale) tra bene e male, magistralmente raccontato nelle pieghe dei volti degli attori principali, schietti, sinceri, autentici, temprati dalle cose della vita. Quelle belle, quando arrivano, quelle (parecchie) brutte che accadono.

E sul finale ho rimpianto di non aver messo i fazzoletti in borsa, ho soffiato ripetutamente il naso nella manica della felpa. Straordinario e di una dolcezza straziante, forse tra i più emozionanti di tutto il suo cinema. Ormai più vicino ai 90 che agli 80, forse si è un po’ ammorbidito anche lui.