''Chocolat'', di Lasse Hallström

 
Di ragazzine che cercano di essere il meno diverse possibile dalle altre, di non venire additate come quelle strambe (proprio adesso che Mercoledì va tanto di moda), che parlano con animali immaginari, che vorrebbero la mamma conforme, ma sotto sotto, con quella un po’ fuori dalle righe, si divertono molto di più.
 
Nella Francia degli anni ‘60, il vento del Nord porta Vianne e la figlia Anouk nel paesino di Lansquenet-sous-Tannes, emblema del villaggio chiuso e moralista, rigidone, fintamente perbenista.
 
Vianne, superba, con i suoi vestiti colorati, delicatamente vintage e simbolo dell’anticonformismo nomade che le alberga dentro, con tenacia e pazienza, riesce, con una cioccolata calda di antiche origini maya, una fetta di torta dal cuore tenero, una pralina glassata, a togliere uno dopo l’altro tutti i tasselli paesani che inneggiano spavaldi e strafottenti al "Boicottaggio dell'Immoralità".
 
Del Johnny non voglio neanche parlare, troppo facile, credo allora fosse semplicemente all’apice di tutto quello che rappresentava la sua imperfetta perfezione.
 
Film datato, di ven'anni almeno, ma sempre così attuale, da rivedere su Netflix, piacevole e morbido, proprio da copertina e divano, giusto per queste fredde serate invernali.
E non a caso nel 2001 ha incassato milioni di dollari al box Office USA e ha ottenuto ben cinque candidature all’Oscar!