Matrimonio in fase 3: tu da che parte stai?

Le nuove regole dei matrimoni in tempi di fase 3 sono ferree: ospiti, testimoni e fotografi con la mascherina, ma forse gli sposi potranno farne a meno durante la cerimonia, tenendosi a due metri dal celebrante. E prima dell’ingresso tutti sottoposti a misurazione della temperatura e igienizzazione delle mani. 

A queste condizioni c’è chi non se l’è proprio  sentita oppure un po’ ancora tentenna, come la mia carissima amica F. che si racconta così:

‘Eccomi, lo sai: sono una sposa che aveva programmato il matrimonio con un certo anticipo, in tempi in cui di covid19 non si era ancora sentito parlare, scegliendo da subito una bella data di inizio autunno. Ad oggi non ho ancora dovuto affrontare la fatidica decisione del posticipare il matrimonio... posso permettermi, anche se ancora per poco, di vedere un po’ come evolve la situazione.

Sono sincera, tutt’ora oscillo: da un lato vorrei poter celebrare il matrimonio nella data che avevo prefissato, una sorta di carpe diem un po’ magico, perché non è comunque detto che se anche rimandassi, poi le cose sarebbero diverse. E se il contagio si ripresenterà in autunno/inverno? Dai, mica posso rimandare in eterno!

Dall’altro penso a come mi ero immaginata il mio matrimonio... (ndr. che noi amici che ti conosciamo, cara F., lo sappiamo, eccome, che facevi le prove già con le bambole in fila!) certo, è il coronamento del sentimento che lega me e il mio fidanzato, ma io lo vedo anche la condivisione di un momento così bello con i familiari e gli amici. E avevo in mente una festa tutt'altro che ristretta, proprio per poter festeggiare con tutti coloro che mi hanno accompagnato nelle fasi della vita, dall'infanzia a quelle più recenti! Ma niente da fare: se restassero queste regole del distanziamento sociale così come era nei programmi non sarebbe fattibile e dovrei ridurre di più della metà gli invitati. Tristissimo. E poi niente baci, abbracci... buuuu.

Senti, che dire: probabilmente non troverò la soluzione che mi farà essere felice al 100%, ci penserò ancora un po’ su.‘

Però qui una decisione va presa eh F. perché il tempo stringe! (ndr. e noi amici saremo con te, qualunque sarà la scelta!)

E poi c’è chi si butta. E basta. Il mio amico F., nonostante tutto, in netta controtendenza, si sposerà il prossimo 13 luglio: una cerimonia piccolina, intima, in una serata estiva sulle colline della Val Tidone.

La notizia ci ha colto un po’ tutti di sorpresa: tutti noi amici amici, intendo. Un po’ perché che volesse sposarsi non l’avevamo mica tanto capito (noi, ma forse neanche lui!), un po’ perché è stato fatto tutto in fretta, ma che più fretta non si può. E non per motivi strani o chissà che: proprio perché fino a poco più di un mese fa neanche era immaginabile pensare di visualizzare una cinquantina di persone in uno stesso ambiente, a mangiare, bere, brindare e sorridere (e se anche fosse sotto le mascherine non ha importanza!).

Morale: finalmente ieri, emozionata ed incuriosita, mi faccio una lunga chiacchierata con F. E’ stato un regalo ascoltare le sue parole: sentire il trasporto con cui le ha dette, la naturalezza che ci ha messo. È proprio sempre lui, cavoli.

‘All’inizio non ci credevamo neanche noi, avevamo deciso di farlo in forma privata: era il momento, era quello che sentivamo di fare. E poi chissà, avremmo rimandando a dopo (qualunque sarebbe stato il dopo) la baraonda felice, quella cosa bella bella con tutte le nostre persone.

Poi però, quando abbiamo iniziato a buttare qua e là l’idea, ancora in tempo di lockdown, c’è stato chi mi ha detto: Ah, ma costi quel che costi io ti vengo a vedere eh! Ah, ma fosse anche solo per un saluto da lontano io la sposa non me la perdo! E allora. E allora abbiamo iniziato a pensare che forse non era così impossibile, forse, dopotutto, alle persone faceva piacere tanto quanto faceva piacere a noi l’idea di esserci: perché è proprio una festa, prima di tutto la nostra, ma poi anche di tutti coloro che sono pezzi delle nostre vite, familiari e amici.’

Tizzoni ascolta, silenziosamente commossa. 

‘E sai che ho fatto? Ho lanciato un sondaggio telefonico, famiglia e amici stretti sono stati interpellati ad uno ad uno: Ma tu verresti se...? Ma tu come te la sentiresti se...? Senti: di una cinquantina solo 3 o 4, per motivi tutti personali, hanno avuto qualche tentennamento, gli altri hanno manifestato un gran entusiasmo e, compatibilmente con quello che si sarebbe potuto fare, hanno detto che ci sarebbero stati. Ma stati bene eh, stati belli, stati contenti. Che era così che lo si voleva, non altrimenti.

Da lì abbiamo fatto partire la macchina organizzatrice: ho chiamato il ristorante meno di un mese fa e ti giuro che erano meravigliosamente partecipi! Mi sono sentito dire: Che bello che c’è chi ci crede ancora anche di questi tempi! E poi, che dire, l’organizzazione è stata tutta in discesa: come se ci fosse una congiunzione astrale che ci avesse aiutato, i pianeti tutti allineati, non so se mi spiego... e noi con loro.

Mi rimarrà il ricordo della grande flessibilità delle persone con cui mi sono dovuto relazionare per organizzare (anche piuttosto velocemente!) tutto il ‘pacchetto’: certo, hanno avuto così tante disdette che il tempo da dedicarci è stato quasi esclusivo, ma il buonsenso e la volontà e l’accoglienza... quelli ci sono o non ci sono, al di là del virus o della crisi economica.

Non ho mai immaginato il mio matrimonio, forse non avevo neppure mai immaginato di sposarmi, non mi sono mai caricato di particolari aspettative, non ho mai visualizzato che avrebbe dovuto essere proprio così, in quel giorno o in quel posto: sono anche un uomo, dai! E questo certamente mi ha aiutato: l’essere destrutturato non mi ha fatto fare nessuna fatica, non mi ha fatto sentire in nessun modo il senso della rinuncia. A cosa poi? Sarà un matrimonio poco fotogenico? (ride) Sai che non me ne frega niente? Io ho le ali ai piedi!'