Lo psicologo ai tempi del Corona

'Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.' (Lao Tzu)

Tra le scuole chiuse e lo smart working, da qualche tempo genitori e figli si trovano obbligati ad una convivenza continua (strettissima!) e finora, ammettiamolo, un bel po’ sconosciuta.
Poi ci sono le coppie non conviventi, che vivono lontano e non riescono a muoversi. ‘Vado a trovare la fidanzata’ non rientra nei movimenti essenziali. Sospiri telefonici che neanche ai tempi del Mi-ami-ma-quanto-mi-ami?
E infine gli anziani, che spesso sono ancora più soli, con una sensazione di pericolo imminente. Figli e nipoti costretti a distanza, per non metterli ulteriormente a repentaglio e badanti (... sante badanti!) che fanno gli straordinari con guanti e mascherine.
Il sistema famiglia è cangiante e ballerino come il tempo che stiamo vivendo. Commuove nella sua adattabilità e spaventa nella rigidità improvvisa di nuove regole e perimetri inusuali.
Lo psicologo in questi casi può fare da direttore d’orchestra, ma solo per far suonare in modo più armonioso tutti gli strumenti: la melodia la fate voi.