Mi licenzio o resto?

Scontri importanti sul lavoro e ripensamenti di una paziente. Starò facendo la scelta giusta? Mi licenzio? Il capo isterico, ma ostativo alla sola idea di andarsene che lei timidamente palesa: chiaramente ognuno dei due gioca il suo ruolo, al ‘meglio’ che può; lui è inevitabilmente scontento di perdere una lavoratrice (lei in particolare o in generale un elemento che in questo momento fa parte della squadra, il che comporterebbe ricerca, formazione di nuovo personale…) e quindi fa di tutto perché questo non avvenga.

Ora: il punto NON è lui quello che lui vuole o non vuole (accampa anche scuse narrando di eventi traumatici personali trascorsi quando ‘era un giovane apprendista’: i suoi traumi passati risolti/non risolti, sono e restano un SUO pezzo di responsabilità!), il punto è quel che vuole la paziente.

Il che ritengo debba essere calibrato in un’ottica prospettica e mai sull’onda calda del litigio, ma detto questo: se poi l’onda calda del litigio è troppo reiterata - ovvero capita troppo e troppo spesso - perlomeno, sempre per quanto riguarda la SUA personale soglia di tolleranza - allora è un altro discorso.

Credo ognuno di noi debba fondamentalmente consapevolizzare chi è/cosa vuole e se è o meno nel posto giusto. Da qui in poi si potranno fare molteplici scelte, anche perché il chi siamo/cosa vogliamo (e se dove siamo stiamo bene!) può variare assolutamente nel tempo. Anzi: guai se non fosse così!