E basta rimuginare sul latte versato!

Ci intortiamo con tempi condizionali, ci aggrovigliamo sull’uso improbabile di congiuntivi che manco Totò e Peppino, ci arrovelliamo su un passato potenzialmente diverso, ci crogioliamo in dimensioni malinconiche che manco l’eroina dostoevskijana di un romanzo russo o la bella Gwyneth di quella meraviglia di film che è Sliding Doors (ndr. ecco cosa rivedere al più presto divanate sotto ad una copertina coccolosa!). Queste e mille altre congetture sono tipiche del ragionamento controfattuale.

Mi spiego meglio: persistere nell'immaginare realtà alternative alla realtà attuale, in quel qui-e-ora che contraddistingue il nostro oggi, apre ad implicazioni (soprattutto emotive!) che ci fanno fare una gran fatica. Allora... quale ruolo può rivestire un pensiero ricorrente di questo tipo? Scarsino: a prima vista, pare davvero poco utile. Ruminare su un passato che non c'è più o rovesciare le decisioni già prese non sembra avere molto senso.
Se ‘avrebbe potuto essere‘ lo sarebbe semplicemente stato. E basta accanirsi, dai.

Ve lo potrei concedere solo se, tramite una cognizione di questo tipo, imparaste a soffermarvi davvero su qualcosa di accaduto - o che non è accaduto per qualche motivo - che possa influenzare in positivo (in un’ottica di prevenzione o modificazione dei propri atteggiamenti e/o comportamenti) le azioni future. 

Un esempio, giusto per spiegarmi meglio: sapete che l’autobus passa puntualissimo ogni mattina, ma avete accumulato giorni di ritardo al lavoro perché al momento di uscire di casa non trovate mai le chiavi? Una volta sperimentata la frustrazione reiterata ed aver appreso che quel tipo di disordine non solo non funziona, anzi, è altamente penalizzante, avrete chiara la lezione: se le chiavi non saranno messe al proprio posto la sera prima, il rischio di perdere l’autobus e arrivare in ritardo l’indomani sarà elevato, quasi una certezza!

Come dire: talora serve un buon ordine “fuori”... per far ordine dentro di noi!