Di neve e di pace

Ci sono delle credenze popolari che, ammetto, mi hanno sempre affascinato moltissimo. Non parliamo di quelle del profondo nord.

Una, in particolare, vorrebbe far usare agli eschimesi un numero imprecisato di vocaboli diversi per indicare la stessa parola: neve.

Sembra invece che in questo caso (non ho fonti autorevoli come il mitico Angela, ma sono comunque piuttosto credibili), la realtà sia più deludente della “leggenda”.

Ahimè, pare che nella lingua inuit le parole per la neve siano proprio solo due: “qanniq” che sta per il verbo “nevicare” e “aput” che indica la sostanza che è nevicata, ovvero la “neve”.

L’errore è l’esito di alcuni affissi (perlopiù incomprensibili e molto lontani dalla nostra cultura linguistica!) che pare cambino la natura semantica della parola di partenza, in certi casi arricchendola di precisazioni e dettagli, senza però dover far uso di intere frasi.

Ma se proprio proprio vogliamo rimarcare un gran bel punto di forza del popolo eschimese, una cosa la possiamo trovare: in quasi tutte le lingue del mondo figura almeno una parola che sta ad indicare la guerra. E qui viene il bello: nella lingua inuit, invece, non esiste. Gli eschimesi hanno una valori condivisi e profondi basati sulla pace, sull’amore per il prossimo, sul totale rispetto e sull’osservanza della natura.

Questa, è la cosa più magica.