2023: Manchester e Liverpool, nel cuore dell'Inghilterra

Qualche notizia di carattere generale per visitare Manchester, la città dell’ape e quella dei liver
birds, da cui Liverpool prende il nome. 

La vita a Manchester e Liverpool è economica e costa più o meno come in Italia (e non sto
intendendo il carovita che ha Milano!): prezzi assolutamente abbordabili per mangiare e spostarsi,
niente a che vedere con Londra!
E non va dimenticato che musei e biblioteche spesso sono belli, ricchi di cultura, incredibilmente
accoglienti e completamente gratuiti!

Volo diretto con la Ryan da Milano Malpensa.
Mezzi di trasporto ottimi su strada, abbiamo sempre viaggiato sui bus o i tram, ci si orienta più che
bene con GoogleMaps o semplicemente con una mappa dei vari quartieri.
La stazione di Piccadilly è comodissima e ben organizzata, ci siamo presi da lì un treno per
Liverpool e siamo arrivati in meno di un’ora.

Clima bizzarro, ovvio, un po’ più freddino di quanto mi aspettassi, vale la solita cipolla.
Credo sia la prima volta che ho usato tutto quello che avevo nell’unico zaino, strato dopo strato! E
in qualche momento ho rimpianto di non aver portato i guanti!

La bellezza della gente di Manchester, la città dell’ape.

Mancunian è il dialetto parlato nella maggior parte di Manchester, nel nord-ovest
dell'Inghilterra e in alcuni dintorni. Viene anche usato per chiamare le persone che vivono nella città di
Manchester.

Manchester è la storica capitale della rivoluzione industriale, sorta con l’incredibile scoperta del vapore. 


La città e la sua busybee: quale simbolo migliore dell’ape operosa per questi cittadini mancunian resilienti, coraggiosi, combattenti, pieni di voglia di scoprire, di fare.
Hanno istituito addirittura un premio: il Manchester Bee Award, un nomina annuale, che prosegue
da 29 anni, per le giovani donne tra i 16 e i 25 anni che si sono particolarmente distinte nell’area
del business, dell’impresa, dei servizi.


La città e la forza del suo settore tessile, soprattutto del cotone, ma anche il luogo dei primi
sindacati. 


La città e le nuove generazioni di antenati pionieri: qui è stato assemblato il primo computer nel
1948, soprannominato Baby, fu inventata la prima stazione radio del Regno Unito; fu inaugurata
la prima ferrovia mondiale, è stato fatto il primo giro su una mongolfiera e aperta la prima fabbrica
di aerei, poi esplosa negli anni della prima guerra mondiale. Non so se può bastare.

Ahimè io non sono riuscita a catturare un’apina su un possente bicipite locale, che qui pare vada
parecchio di moda tatuarsi, ma un giro per Manchester vale sicuramente la popolazione: con la
cuffia di lana, in canottiera, coi sandali e i tacchi, le birke e le crocs, la giacca a vento, i bermuda, i
calzettoni bianchi al ginocchio. Incuranti del sole, del vento, del freddo, degli scrosci di pioggia
improvvisi. Capelli fluo e tagli sgargianti, creativi e grintosi, facce scazzate, ma col sorriso.


Dieci belle cose fatte a Manchester in un long week-end di primavera.


.Perdersi nel quartiere più alternativo e più cool, più vivace e più bohémien della città, che se
vivessi qui sarebbe sicuramente il mio: il Northern Quarter. Edifici in mattoni rossi e negozi vintage,
localini, profumo di pancakes. Negli anni, con la crisi, molti dei vecchi magazzini sono stati riconvertiti in appartamenti e le sue aree più decadenti sono state valorizzate da opere di street art.
Oggi pullula di boutique di tendenza, negozi di vinili e chitarre, parrucchieri e barbieri aperti anche
la domenica, piccoli negozi di fiori.


.Celebrare il rito del the. Se si inciampa nel quartiere vintage all’ora del pranzo o meglio ancora per
le 5 pm, tappa obbligata da Sugar Junction, una vera coccola; la Lemon Cake avrebbe fatto venire
la bava alla bocca anche al Cappellaio Matto.


.Visitare uno dei simboli della città: la Cattedrale neogotica. Fuori e sicuramente dentro: si scoprirà
che c’è stata anche la Queen Lilibeth col suo cappellino nel 2021, per il 600º anniversario.


.Passeggiare per il Manchester’s gay village, ‘queer as folk’ style: vale la pena anche solo per tutti
i coloratissimi personaggi che si incontrano. Fiancheggia il canale Rochdale, tra disco pub e caffè
informali con tavolini all’aperto. Il cuore della vita LGBT cittadina è costellato di bandiere
arcobaleno e pittoreschi addii al nubilato parecchio alcolici!


.Respirare a pieni polmoni nell’area verde del Mayfield Park. Fioriture inedite e children area da favola! Ma quanto è bello il parco giochi qui?! Inaugurato nel 2022, è il primo parco della city center
dopo cent’anni. Noi, visto il meteo umido e freddino, ci siamo bevuti una cioccolata calda, anche
perché l’orario non consentiva un drink… ma direi sia ottimo anche per dei buoni aperitivi con vista sul verde del parco!


.Gironzolare per Castelfield, mood urbano + canali + mattoni. That’s industrial britain, guys.
(Occhio solo alle anatre nei canali, mentre facevo una foto una palmipede è uscita inferocita e mi
ha beccato a tradimento un ginocchio!). Noi abbiamo pranzato in un posticino alla fine del Rochdale Canal: Robert & Victor, gustosissimi panini da comporre con i tuoi ingredienti, si poteva
scegliere persino il tipo di pane! Straconsigliato.


.Entrare in uno dei tanti musei: il MOSI, Museum of Science and Industry, il Museo della scienza e
dell'industria, è gratuito e ripercorre lo sviluppo della tecnologia e soprattutto rende visibili i tanti risultati conseguiti fino ad oggi. Mi è piaciuto moltissimo, ti fa immergere nell'evoluzione e nelle conseguenze sociali della città più connessa alla rivoluzione industriale, dalla manifattura del cotone al primo computer.


.Prenotare un tour dell'Old Trafford, lo stadio del Manchester United. Anche se non si è gran fan
del calcio, come la sottoscritta, è un posto talmente h-u-g-e che può servire a capire la psicologia
di questi mancunian e soprattutto perché emoziona masse di piccoli e grandi tifosi di mezzo
mondo!


.Scoprire almeno una delle tante biblioteche gratuite. Io ho visitato la Central Library, la più
moderna di Manchester. Pulita, accogliente, silenziosa, ma solo nella sala circolare deputata allo
studio, illuminata dalla luce naturale di una grande finestra sul soffitto, per il resto è un enorme
spazio di conversazione e fruibile a tutti. Si viene a studiare, a leggere, a suonare il piano,
a godersi una delle tante mostre, a bere un the. L’ho adorata: ti fa venire voglia di vivere la città da
studente. Senza nulla togliere alla mia Passerini eh, per carità. 

.Non lasciarsi scappare la seconda Chinatown più grande del Regno Unito e la terza più grande
d'Europa; ristorantini, negozi, supermercati cinesi, thailandesi, nepalesi, vietnamiti... E nel cuore
del quartiere c’è la Manchester Art Gallery, un enorme museo gratuito che espone di tutto e di
più, quadri, disegni, stampe, sculture, tazze e teiere, oggetti decorativi e d'arredamento,
abiti… vale assolutamente un giro! Noi ci siamo rimpinzati del cibo cinese migliore che io abbia
mai mangiato da Happy Season, riso e pollo alla soia veramente buonissimi, ma ci sono anche
alternative vegetariane.


Varie ed eventuali:
1) purtroppo non siamo riusciti ad entrare nella Chetham’s Library, la più antica biblioteca
pubblica gratuita nel mondo di lingua inglese. Non sempre ci sono posti disponibili, è aperta al
pubblico, ma dipende da quanti studenti e visitatori ci sono al momento, si può verificare facilmente
dal sito. Stessa cattiva sorte per la John Rylands Library, un cartello appeso alla porta diceva che
avrebbe aperto l’indomani (non abbiamo verificato correttamente gli orari in rete, our fault!).

2) merita sicuramente un giro anche la Town Hall, ahimè chiusa per lavori al momento della
nostra visita.

La bellezza della gente di Liverpool, la città dei Fab Four.

Liverpool è una città di mare e questo cambia tutto: la luce, i rumori dei gabbiani, persino le facce
delle persone. Col sole la gente di Liverpool esce e si butta ovunque, come tante formichine
affamate di vitamina D. Sul Pier Head le trovi a suonare, a leggere, a chiacchierare, a fumare, a
bere, a mangiare un gelato o un fish&chips, a correre.
E se c’è nuvoloso o piove, mentre aspettano l’incoronazione del loro nuovo Re Charles, si
rifugiano nei pub ad ascoltare musica o a bere birra, a qualunque ora del giorno.
La città è viva: dappertutto c’è una scia della Liverpool’s music history che ti fa riconoscere che
esiste un turismo musicale che vuole vedere e ascoltare la madrepatria dei Beatles. E loro non si
fanno trovare certamente impreparati.

Dieci belle cose fatte a Liverpool in quattro giorni di primavera.

.Perdersi nell’Albert Dock, Patrimonio dell’Unesco: per me è l’anima della città.
Un complesso storico con la classica architettura inglese in mattoncini. Atmosfera d’altri tempi più
aria di modernità: un tempo vecchi magazzini per le merci, oggi un concentrato di ristorantini, pub,
uffici, negozi, museo e la famosissima statua dei Big Four. 
Dappertutto buffe statue dei liver birds, gli uccelli dai quali la città prende il nome. Di fronte
il fiume Mersey, a 5 km dal mare e dietro la vista sulle ‘Tre Grazie’. Cioe: come ti muovi non
sbagli. 

.Dedicare almeno qualche ora, magari in un giorno di pioggia, ad uno dei tantissimi musei gratis: io
ho visitato il Merseyside Maritime Museum e non mi è bastato un pomeriggio (occhio perché chiude alle cinque pm!): appassionante! Nei primi due piani si entra nel vivo dei tempi passati, nei racconti delle
persone che hanno vissuto la tragedia delle grandi navi inglesi più celebri, la Lusitania e il Titanic.

.Entrare in Mathew street, frequentata da migliaia di fedelissimi dei Beatles e nel Cavern Club, il
mitico luogo dei Fab4, il bar più famoso del XX secolo: viene descritto così buio, puzzolente,
umido, eppure con loro ha fatto un gran pezzo di storia, ben 275 concerti, dal 1961 fino al 3 agosto
del 1963. Pagando il ticket per The Beatles Story, nel Dock, si ripercorrono tutte le tappe della carriera di
questi quattro guys, persino la ricostruzione della via e del vecchio Club! Nel 1964 erano famosi a livello mondiale, ma la gente di Liverpool li considerava ancora il complessino pop cittadino. Una carriera incredibile: l’incoronazione della Queen, il primo concerto al mondo in uno stadio (non fatevi scappare le interviste registrate al museo: ‘io c’ero’), il tour negli USA.
Oggi il locale originario non esiste più, ma ne è stato costruito uno identico e vale la pena andarci
solo per bere una birra o ascoltare musica live. 

.Attraversare il Mersey con il ferry. 

.Visitare entrambe le cattedrali della città, quella cattolica e quella anglicana. Una cosa che mi
colpisce sempre di questi luoghi è l’apertura: senza cerimonie in corso, la gente entra, ovviamente
rispettosa, ma poi è liberissima di girare, scattare foto, parlare, leggere, guardare il cellulare; in una
c’è persino all’interno un bistrot e tavolini con pennarelli e fogli pensati per l'intrattenimento dei bambini. E chiunque può lasciare in una box scatolette e pacchi di cose da mangiare per chi non ne ha: pratico, concreto, easy-to-use, ecco. 

.Camminare in lungo e in largo per una delle mie vie preferite della città: Bold Street. Negozi
vintage e alternativi, tatuatori, boutique cool e localini caratteristici, di tutti i tipi, di tutte le cucine. E
acquistare cose molto cheap, perlopiù inutili, ma facendo grandissimi affari, in una delle tante
British Heart Foundation. 

.Prendere il treno in una giornata di sole e scendere a Crosby Beach, sulla costa del
Merseyside a nord di Liverpool, nel distretto di Sefton, 2,5 miglia a nord-ovest
dal Seaforth Dock. Sulla spiaggia 100 sculture che fanno parte dell’opera “Another Place” del
britannico Sir Antony Gormley. Le statue sono state realizzate con i calchi del corpo dell’artista, e
sono disseminate per 2 chilometri, totalmente in balia della natura e degli eventi atmosferici. A
seconda dell’alta o della bassa marea, hanno le gambe nell’acqua, corrose e ricoperte di sabbia. I
100 men sono tutti con lo sguardo rivolto al mare: il nuovo, il cambiamento, l’orizzonte e la
prospettiva di qualche nuova speranza, chissà. Poetici e bellissimi. Consiglio poi caldamente la passeggiata lungo il mare fino al paesino di Waterloo e da lì prendere un treno per rientrare in città.

.Mangiare nei locali tipicamente British: ho provato pies di ogni tipo, ripiene di carne, cheddar, goat
cheese, funghi, spinaci, belle inzuppate di gravy, con le mashed potatoes che si sciolgono in
bocca. Sandwich al pollo, prosciutto, salsicce, uova. E pancakes divini, con la crema e il maple
syrup. 

.Fermarsi a bere almeno una birra in uno dei pub di periferia, le patatine nel sacchetto, la tv accesa
sul calcio, il biliardo e le freccette. Hai la sensazione che sia un po’ come un pezzo di casa loro,
non si può farselo mancare. Ai simpatici e curiosi vecchietti con una pinta in mano, mi sono
cimentata a raccontare i nostri ponti di primavera e la festa della liberazione del 25 aprile. Non
credo serva aggiungere altro. 

.Realizzare finalmente il sogno di vivere qualche giorno in una vera casa all’inglese, con la
panchetta sotto alla finestra, dall’altra parte del river, a Wallasey: di fronte a me Liverpool’ e l’Albert
Dock. Arrivare a piedi lungo la promenade fino a New Brighton: l’incanto d’altri tempi, dove si
potrebbe pensare di invecchiare e di farlo bene, con quiete, con serenità.