“Il ragazzo e l’airone”, di Hayao Miyazaki

Un Miyazaki che da poco ha compiuto 83 anni. Ad una settimana dall’uscita del suo ultimo lungometraggio “Il ragazzo e l’airone” il regista giapponese è  considerato uno dei più influenti animatori della storia del cinema e l’unico ad aver vinto due Oscar, il primo nel 2003 per “La città incantata”, il secondo dedicato alla sua carriera nel 2015.
Un Miyazaki che forse è arrivato all'ultimo film, talmente bello da portarlo a vincere il suo primo Golden Globe, a maggior ragione davvero da non perdere.
Un Miyazaki che ho trovato parecchio complesso, con più livelli stratificati di intensità.

Prozio: ‘Mahito, sto cercando il mio successore. Nel mio mondo c’è ancora molto da fare. Mahito, ti andrebbe di proseguire il mio lavoro?’

E voi come vivrete? Appunto.
Che sarebbe stato esattamente il titolo giusto.

E voi come vivrete la perdita, il lutto, la morte, chiede il regista.

Perché il nostro Hayao ha un chiaro scopo pedagogico. Il suo è un cartone da concedersi (anche) di non comprendere appieno, non tutto e subito, almeno, da sfogliare come un libro, che va preso anche se non sempre capito nelle tantissime simbologie, nei riferimenti che punteggiano qua e là le scene.
Come una millefoglie da mangiare un po' per volta.

Vince a mani basse la scelta finale di Mahito, nel suo rifiuto di un nuovo mondo che gli avrebbe (probabilmente?) risparmiato gli orrori di questo, perché scappare non serve a nulla, perché la fuga non è mai la soluzione. Siamo di nuovo nel pieno della guerra e il regista mette la sua personale risposta all'annosa domanda: e voi come vivrete?

‘Non cercate i paradisi artificiali, nemmeno quelli che vi offro io’, dice.
‘Non evitate, non cercate mistificazioni.
Vivete il mondo e la condizione umana, per quanto deludenti. Trovatevi un mentore e un amico, un mestiere e un sogno.
Se deciderete di vivere così, per le distrazioni che vi portano lontani dalla realtà ci sarà sempre tempo, non vi preoccupate.’ (H. Miyazaki)

Ecco, a tutti i giovanissimi che sbocciano - da bruchi a farfalle, da pulcini ad aironi, non più cigni - che cercano faticosamente, ma tenacemente la loro strada in un mondo che forse più difficile di così non potrebbe proprio essere.