"Tra le nuvole" di Jason Reitman

L’avevo già visto, ma mi era rimasta solo la sensazione di un vago ricordo. E alla terza o alla quarta volta che ci sono inciampata su Netflix ho cliccato su Riproduci perché mi sembrava una specie di segno ricorrente. 

Mica male, cioè: me lo dovevo rivedere, in effetti.
Storia facile: George è un tagliatore di teste, o, come si fanno chiamare oggi, ‘agenti del cambiamento‘. Dai, ve la metto in inglese e in maiuscolo che così fa più scena: ‘Career Transition Counsellor‘. Non suona tutta un’altra cosa?!
 
I malcapitati non vengano mai appellati con la parola licenziati, ma sono semplicemente, ‘delicatamente‘ congedati - o, meglio, sono ‘persone fuoriuscite‘. E mentre lo rivedevo giuro che pensavo che qualche pezzo in comune con noi psy mi risuonava, ma davvero: cavoli, solo dell’opportunità del cambiamento ci abbiamo fatto un baluardo dei nostri cardini terapeutici. Accompagnando per mano i pazienti (... o i congedati?!), magari immaginando con loro che cosa potrà accadere. Dopo - qualunque e comunque questo ‘dopo‘ sia. Proprio come il marmoreo George: apriamo prospettive per il futuro. 
 
E che dire di quello zaino sulle spalle? Altra connessione importante. I pesi. Le zavorre da lasciare andare.  
George uno di noi, insomma?
Mah. Credo che ci sia una robina così, tipo - e uso di nuovo il maiuscolo, tiè - la Deontologia. L’Etica di una professione che si muove cauta, lenta, rispettosa dei tempi.
L’uomo del Nespresso invece va veloce. Tanto: deve, per contratto. E usa pure gli stereotipi per economizzare (buffo, proprio in un film cui gli stereotipi ad un certo punto sono cinicamente, ma simpaticamente ribaltati, che poi è una delle cose per cui secondo me complessivamente davvero il tutto merita).
L’uomo-bozzolo, proprio lui, impermeabilizzato alle relazioni, si ritrova a fare un gran discorsone motivazionale al futuro sposo della nipote e a parlare di solitudini scomode e di ‘co-piloti‘ indispensabili. La svolta. Come il tortino di cioccolato col cuore tenero, inaspettatamente (... ehm, ma davvero?) sembra che ce ne sia anche per lui. Rimette lo spazzolino nel bicchiere e le camicie nell’armadio: pronto. Lui, lui sì.
 
E poi il crash.
Non vi spoilero oltre, basta.
Ma sappiate che fin dal primo fotogramma mi è venuto in mente uno degli accadimenti del finale, bum, così, di colpo: nulla del resto in realtà, solo quello. E ci sarà stato un motivo se era l’unica cosa che veramente mi ricordavo.