Storia di una galletta con burro e marmellata

Oggi la mia naturale dote programmatoria è di nuovo tornata alla ribalta. E non per chissà che, no no: per la spesa. Non è che andiamo al supermercato tutte le volte che. Questo l’abbiamo capito, questo l’abbiamo imparato. Quindi la spesa è programmata per bastare il più possibile. Frigorifero che straborda appena fatta e poi un po’ di invenzioni magiche di assemblaggio per finire (quasi) tutto - che poi ci sono sperimentazioni che manco Fuffy se le mangerebbe, altre buone e anche divertenti. 
Oggi a merenda una fame da morire, il burro e la marmellata di ciliegie, ma neanche una fetta di pane. Giuro. Mi sono dovuta arrangiare con l’unica forma di carboidrato vagamente piatta da poter essere spalmata. (ehm, la contraddizione del burro sulla galletta vegana resta una delle parti che fanno risplendere la mia complessità ;-P).
E tutto questo solo per dirvi che in un momento così io ho davvero capito che quello che fa (e FARÀ!) sopravvivere - ma sopravvivere bene, con una qualità buona e bella - è la capacità di essere FLESSIBILI, ADATTATIVI, CREATIVI. Non esistono precedenti, non c’è un manuale che fornisce risposte, le soluzioni di repertorio non contemplano la situazione specifica e non c’è un metodo già collaudato. Bisognerà imparare a rimettere in discussione un po’ tutto, a partire dal nostro modo abituale di affrontare le questioni: ci si deve impostare diversamente, mettere l’accento su costruzioni (anche, forse) originali: ‘se non troveremo un modo lo creeremo’. (Questo non era Annibale che passava con gli elefanti?!). Tanto più invece quella cosa lì non la si sa(prà) mettere in campo, tanto più saremo rigidi, tanto più penseremo di continuare a fare ‘come prima‘, quanto più non ne usciremo - o ne usciremo male. Anche e soprattutto dopo, in quella che già stanno chiamando la fase 2.
Ergo: basta vi prego pensare che c’è un solo modo per fare (e per pensare!) le cose, basta vivere al limite della superstizione di chi non sa staccarsi dei propri rituali: sono tutti vincoli che diventano IMpossibilità di riuscita. Lo vivo sulla mia pelle, lo vedo sulla capacità di resilienza dei miei pazienti, dei miei amici, dei datori di lavoro. Pare però che questa posizione mentale, che passa anche dall’accoglienza di quanto non si può controllare, esuli proprio dal pensiero tipico di noi occidentali. Ma non disquisirò qui sull’approccio orientale all’efficacia. Amen.