Ma lei dottoressa, come sta?

Il trionfo e l’onere del tempo ritrovato: quel tempo che nel mio 2019 (chi c’era, sa!) avevo incasellato in microcassetti. Troppo pieni e mai abbastanza. E su questo non sarò più disposta a tornare indietro.
Ultimamente mi sento chiedere spesso durante le sedute online come sto vivendo questo periodo. Credo sia naturale che in certi contesti e dopo che si è venuta a creare quella compliance terapeutica, ci possano essere domande, curiosità, informazioni: non è l’altro a dover essere in assoluto discreto, sono io che devo sapere come rispondere.
Una su tutte: uso sostanzialmente questo lungo momento come “stacco”, mi semplifico un po’ la vita, rimango come posso in equilibrio tra responsabilità e contentezza di esserci, qui-e-ora, e resto comunque grata ai miei cassettini sempre pieni di qualcosa da fare - e generalmente di voglia per farlo. Questione di scelta, ma anche questione di indole. Correrò ancora quando potrò e dovrò, giassò - e lo farò con creatività e ingegno. A volte tirerò un accidente, altre userò l’ironia.
Buffo: dicevamo che avevamo troppo poco tempo per rilassarci, adesso ne abbiamo fin troppo, e siamo più stressati che mai.
È questione di abitudini, come sempre: corpo e mente non sono avvezzi alla permanenza domestica prolungata.
Ma allora... normality was the problem.