L’amore sotto l'albero

Bistrattato, vituperato, vomitato, rinunciato. Eppure è sempre lì eh.

Se ne parla (quanto se ne parla!): in terapia, al telefono con un’amica, davanti all’arrosto della domenica dalla mamma, alla macchinetta del caffè. Col sorriso e le farfalle in pancia o tra le lacrime e col moccio al naso.

Amore e Natale,  che coppia. Se gira bene potremmo addobbare con babbi di rosso vestiti e lucine intermittenti anche quella vecchia fotocopiatrice in fondo al corridoio, se gira male ci infileremmo volentieri sotto ad un piumone con un pigiama di pile per uscirne solo dopo tuuutta l’onda d’urto delle feste. 

Famiglie riunite in maratone culinarie, coppie forzatamente alle prese con pacchi dono e tempi prolungati di permanenza domestica, sia per momenti più morbidi, che invitano alla quiete, al riposo, sia per le giornate fredde, tra le più corte dell’anno (al termine del lockdown una mia paziente, particolarmente affaticata dalla vita di coppia, mi ha confessato, con un brivido: ‘era dalle vacanze di Natale che non passavamo un tempo così lungo in casa, l’uno accanto all’altra!‘): il Natale resta una bella prova.

E per chi è solo? Altrettante fatiche.

Potremmo dire che, su un piano esplicito e manifesto, il Natale celebra la presenza: degli affetti e del piacere di condividere, resi tangibili dallo scambio di doni, da un cibo più ricco e dal clima festoso.

Tuttavia, a livello implicito, il Natale evoca il concetto esattamente opposto: quello dell’assenza.

Non ho ricette, pozioni, non faccio magie. Vi posso solo dire quello che ho imparato, sulla mia pelle e nei percorsi che seguo.

Nonostante il rischio, il mal di cuore, le arrabbiature, so che la ricchezza dell’amore moltiplica le emozioni. Non ci si scappa, il piacere e l’allegria del partner sono vissuti come se fossero nostri: un momento in due ha un’intensità diversa. Ci sentiremo crescere, più piene, straripanti di cose belle: da dare, ma anche tante possibilità da ricevere.

Se mancherà un anno, ci sarà quello dopo. O quello dopo ancora. L’equilibrio ritrovato e la nostra barra dritta saranno il primo segnale di apertura ad una nuova esperienza: perchè allora negarsi a priori un sentimento così travolgente, che tutti abbiamo dentro e che abbiamo così bisogno di dimostrare?