La mamma multitasking


Il multitasking viene considerato un modo efficace di approcciarsi ai tanti compiti a cui l’individuo viene sottoposto quotidianamente. In buona sostanza: la persona è impegnata in due o più attività contemporaneamente. Sguardo prospettico e braccia lunghe, per così dire.

Forse una conseguenza inevitabile del contesto sociale e culturale attuale, per le donne soprattutto. L’American Sociological Review ha recentemente pubblicato i risultati di un ampio studio nel quale si dimostra che sono le madri quelle che più frequentemente svolgono più di un lavoro e che rispetto ai padri vivono il multitasking più negativamente: per la maggior parte delle donne il multitasking è un’esperienza negativa e stressante, che le fa sentire in conflitto, soprattutto quando lavorano sia fuori che dentro casa. (Maddai!!! L’avreste detto?!)

La mamma multitasking è una mamma adulta e spesso molto consapevole e molto attenta ai bisogni della sua prole. Una mamma-polipo che con ogni tentacolo vorrebbe tenere/fare/prodigarsi con qualcosa. Inarrestabile: oltre a fare un sacco di cose per lei, dal lavoro allo studio al volontariato, può finire la giornata leggendo storie in inglese al nanetto per farlo addormentare con un bel Good night! E l’indomani trova sicuramente il tempo per rassettare la casa e riempire il frigorifero di cose buone, seppur sfinita. E magari un tantino nervosetta.

Ma quindi resta il gran dilemma: l’efficacia del multitasking è un mito da sfatare o no?!

Sandra Bond Chapman, fondatrice del Center for brain health dell’Università di Dallas, riporta tra i principali effetti del multitasking un significativo aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. 

Non solo: a livello neurocerebrale sembra esserci una minore densità di materia grigia nell’area della corteccia cingolata anteriore coinvolta nell’elaborazione del pensiero e nel controllo emotivo. La scoperta ha collegato il multitasking ad una ridotta capacità di attenzione, nonché ad un maggior rischio di depressione ed ansia, nel voler controllare tanto e fare, fare troppo. Decisamente.

Un parere meramente terapeutico?! Imparare anche a far volare qualche leggerissimo vaff…! Eh già. Se tutti imparassero a usarlo nel modo giusto, intendo davvero liberatorio e non aggressivo, probabilmente il mondo forse forse potrebbe anche essere migliore: con meno tensioni e più armonia!

Eppure va detto che, soprattutto quando si tratta di aree differenti (per es. motoria/cognitiva), l’arousal fisiologico porta come conseguenza cerebrale un buon rilascio di dopamina, norepinefrina ed epinefrina che migliorano la velocità e l’efficienza del cervello, in particolare nei lobi frontali, aumentando la disponibilità di risorse cognitive supplementari e facilitando la performance. Mica male, eh?!

Insomma: indubbiamente qualche pro e qualche contro... tutti ugualmente rispettabili.

La palla adesso passa un po’ a voi! Che ne dite?