La gratitudine di fine estate

Questa non è sicuramente la foto più bella della vacanza, ma ci sono molto affezionata.
Camargue: dopo una giornata di giretti in lungo e in largo, avevamo deciso di buttarci in una spiaggia a est di Saint Marie de la Mèr per un paio d’ore.
Soffiava un po’ di maestrale, non fortissimo, ma quel che bastava per farti pungere fastidiosamente dalla sabbia e muovere tutto il telo, non c’era sasso che tenesse.

Avvoltolata in una pashmina come un baco nel suo bravo bozzolo, mi sono appisolata così, nel naso l’odore della salsedine, arruffata e stropicciata, con la mia acqua San Pellegrino, Camilleri, la crema solare, i sandali che avevano macinato gran km.
Come se avessi mollato lì la valigia di pesantezze dell’anno trascorso, che qualche volta mi era sembrato di non riuscire proprio più a trasportare.

Ho pensato che mai come quest’anno ho osservato singoli, coppie e famiglie in vacanza con un misto di tenerezza e gratitudine: tutte quelle foto scattate coi sorrisoni e i nasi spellati, i cappelli in testa, il tempo lento - ritrovato, guadagnato, lo sgarretto culinario - che poi alle calorie dai-che-ci-si-pensa-al-rientro.