Istantanea di un pomeriggio d'agosto

Una foto rubata in un pomeriggio d’agosto.
Un acquazzone improvviso sulla spiaggia, nuvoloni grigi carichi di pioggia che in un attimo hanno invaso il cielo e ricoperto le nostre teste.
In fretta e furia, nel ventone che girava, abbiamo raccolto zaini e creme solari e siamo scappati sotto ad una tettoia di un baretto a proteggerci dai primi goccioloni.
I bimbi, i più felici, perché per molti nell’attesa ci è pure scappato un gelatino.

Corpi che si risvegliano dal torpore dell’afa e si attivano veloci, corpi ridotti all’essenziale, un costume da bagno, le ciabatte, che cercano un riparo con cose raccattate un po’ a caso, i salviettoni, i teli da mare.
Che bella la sensazione del corpo che si mette in moto a contatto con le prime gocce di pioggia, un corpo per troppo tempo rinchiuso, contenuto, coperto: è la più misteriosa e la più magnifica delle tecnologie, eppure rischiamo di perderne il contatto.