Donne, balocchi e profumi

Si deve essere rifugio, ma si deve anche avere "casa" in altri cuori: perché bisogna mettersi nelle condizioni di potersi prendere cura delle persone che dipendono da noi, delle nostre relazioni primarie. Quelle di cui siamo responsabili, che chiedono di poter partecipare al nostro bene.
Facile, a dirsi. E qui mi sa che la butto sul cliché del femminismo, che poi alle volte i cliché custodiscono delle gran belle cose. Penso alla complessità dell’essere donna, spesso accudente un po’ visceralmente, retaggi di bambole e faccio-finta-che-ero-un’infermiera. O una maestra. O una mamma. Donne trafelate, ma resilienti e "resistenti", che si destreggiano tra la colazione di lavoro, il pupo da recuperare in piscina prima che si becchi un fungo o il raffreddore e la riunione di condominio. E magari un aperitivo con le amiche, o chessò, anche solo una bella chiacchierata telefonica, magari in macchina, tra uno spostamento e l’altro.
Gli unici a salvarsi sono ancora gli uomini: una natura (irresponsabile) che impedisce loro di fare più cose alla volta, accumulano (sani) arretrati in tutto. Bravi, loro.
Tutto questo per dire che il mio nuovo profumo è buonissimo eh, ma forse un po’ l’ho scelto anche per il nome.