Decluttering

In questi giorni pre-imbianchino mi sto arrampicando ovunque per togliere cose e liberare gli spazi. Faticosissimo. E, nel ritrovare un sacco di vecchi pezzi, a tratti un po’ malinconico.
Poi mi arriva la parola di conforto di un’amica: decluttering.

La lotta agli sprechi domestici. Un modo per liberarci delle cose superflue, per farci tornare padroni del nostro spazio e del nostro tempo. Due robine così, eh. Hai detto niente.
Se mettessi in fila tutto il tempo che perdo al mattino:
a) mentre cerco il cellulare/le chiavi di casa/le chiavi della macchina/le chiavi dello studio/il badge
b) la preoccupazione che questa cosa mi genera ogni santa volta (e gli improperi che volano)
c) l’ansia del ritardo in agguato e la fretta crescente
... ecco. Basta già tutto questo per farmi decidere per la svolta: e così combatterò happily la bulimia dell’accumulo.

Da oggi giuro che mi affiderò alla saggezza di nonna papera: "un ambiente ordinato e pulito stimola la creatività e genera benessere." Perché tutti dovrebbero avere una nonna papera che li consiglia per il meglio!

... E mentre ripulisco casa dalle tante cose penso a quanto sia terapeutica la funzione del "lasciar andare": relazioni in perdita, dinamiche alla lunga solo disfunzionali, partner o amici energivori, che tolgono, come vampiri. E’ vero che si tratta di un momento di passaggio di grande dolore, in cui si possono provare confusione, dubbio, paura, mancanza... ma queste sensazioni fanno naturalmente parte del decorso del distacco. E so, anche per esperienza personale, quanto in questa fase possa essere difficile "rimanere lucidi": per questo è importante ripartire da qualche primo, timidissimo passo di consapevolezza. Di se’, delle "zavorre affettive" di cui liberarsi. Della fatica, inevitabile, ma della gran sensazione di leggerezza, poi.