“Red” di Domee Shi

C’era una volta Mei Lee, una 13enne che viveva a Toronto, una ragazzina tutta ‘d’oro’, impeccabile, sicura di sé, seppur un po’ maldestra, vagamente spaventata e confusa e un filino castrata (vale metterla giù così Dr. Freud?!) tra il continuare ad essere la figlia diligente di una madre rigidona e il casino totale dell’adolescenza.

La solerte signora Ming non si allontana mai da lei, lì per lì insopportabilmente invadente, ipercontrollante, invischiante - e chi più ne ha più ne metta. Scegliete una cosa a caso per far salire da zero a cento quel senso profondo di vergogna sociale che si prova quando si attraversa l’età adolescenziale. Sbugiardare la cottarella per lo sfigatello di turno? Un riferimento osceno al sesso? Un assorbente sventagliato alla finestra? Bingo. Mrs Ming li azzecca tutti, come fossero birilli. 

Arrabbiata, frustrata, umiliata… quel sentore dei cambiamenti dirompenti in arrivo nella sua vita, nei suoi bisogni, nel suo corpo: e bam! La nostra 13enne si sveglia nelle sembianze di un enorme panda rosso. Una bella bestiaccia, morbidosa eh, ma un tantino ingombrante. E lo stesso succederà tutte le volte che un’emozione (diononvoglia!) farà capolino. Imparerà a poco a poco a governarle, come le insegnerà la vigile genitrice, puntualmente di verde vestita (interessante, no?): calma, respironi, tanta concentrazione. E poi via gli orecchini e il cardigan ben abbottonato da blava-bambina. Ma non appena il grillo parlante allenterà un po’ la presa, ecco che un orecchio o una coda rossa faranno capolino. 

Le amiche, belle loro, sono la sua ancora di salvezza, metafora neanche troppo sottile di quella che si chiama Accoglienza, di quelle con la A grande. Supportive e piene di ingegno, quasi quasi che a loro la ‘nuova’ Mei piace di più così. E forse forse anche al suo papà. 

Che poi ammetto, un filo di tenerezza farà ben capolino nel sapere la psicomammina a sua volta figlia di cotanta… perché il succo è lì: è SEMPRE tutto lì - e se quella tenerezza non l’avete proprio manco sentita io fossi in voi due domande me le farei.

Una soluzione ci sarebbe per tornare ‘normale’, che ha giusto quel vago sapore del rituale compulsivo del controllo: con uno sciamano sotto una luna rossa, ma guarda un po’. 

L’importante è che le emozioni siano state ben calmierate fino a quel momento. L’importante è che non ci si sia preso troppo gusto, perché potrebbe sembrare addirittura brrrr! Appagante. Emozionarsi, intendo.

No final-spoiler, prometto.