Prime. "Rocco Schiavone" di Simona Spada

Non si conosce Rocco se non intercettando con cura i suoi personalissimi livelli di rottura di coglioni: dal sei in poi, i bambini urlanti, gli intenditori di vini, gli eventi di più di un’ora. Per arrivare al dieci cum laude: gli omicidi da stanare in una gelida Aosta, dove è stato traferito per motivi disciplinari dalla sua Roma.

Il vicequestore, scazzato quanto basta dal clima che imperversa e dalla noia della provincia in un Nord estremo, non molla le sue Clarks e il vecchio loden, a costo di rischiare raffreddature e geloni ai piedi; ‘na cannetta rollata alla finestra del suo ufficio e passa la paura.

Gli ingredienti ci sono tutti: i colleghi virtuosi e quelli scemi, l’anatomopatalogo cinico al punto che se magna un tramezzino sul cadavere (‘Oh Rocco col lavoro che fo’ o ci scherzi o fai la loro fine’) e poi lui, LUI: poliziotto borderline dal carattere fortemente irascibile, fin troppo insofferente alle regole, parecchio schivo, ma al contempo estremamente affidabile.  

Quel pericoloso confine tra bene e male che tanto acchiappa l’imperfezione stessa nella proiezione dello spettatore e quel senso di giustizia dissacrante, ma profondo, con cui il tormentato Rocco fa i conti quotidianamente. 

L’ultimo dei romantici, sarebbe disposto a sfidare a duello un pretendente particolarmente vizioso: giuro che non lo vedrei male neppure a cavallo e con un cappello piumato (ndr. ma qui entra in gioco il mio sentimento viscerale per Giallini - e ammetto che forse rischierei di farmi prendere un po’ la mano). Perché sì, checchè si dica, l’amore è una parte fondamentale nella sua vita, tanto presente quanto doloroso, nel ricordo della mai dimenticata moglie Marina.

Ce lo prendiamo così: politically uncorrect ed umanamente instabile, perché proprio solo grazie ‘all'istinto da strada’ il nostro uomo riesce a venire a capo di situazioni per altri incomprensibili. E aiutandosi con la fisionomia umana legata a quella animale, studia i corpi e i musi delle bestioline di tutto il mondo: nessuno come lui abbina visi e colori, con le loro caratteristiche principali. Et voilà, la persona è schedata: riccio, volpe, donnola, koala... vi garantisco, meglio di una diagnosi da DSM V.