"Piccole donne" di Greta Gerwig

Per i miei 40 anni ho ricevuto in regalo una copia di Piccole Donne da chi sapeva bene quanto ho amato questo romanzo. Edizione del 1970. Altro che vintage.

Dal libro profumato della Mursia, che poi era una specie di compendio della storia originale, pieno di bellissime illustrazioni, dove la me-bambina sbavava per quel grembiulino stupendamente inamidato della già trendissima Amy, in pendant con la fascetta che aveva nei capelli, ne abbiamo fatta di strada. (Io e loro, dico). Riletto in età adulta, fortunatamente rinsavita sui grembiulini inamidati, ho pensato che la Alcott fosse una strega. Prospettica, avanti con i tempi, di più: futuristica. Il suo libro è come il tubino nero con un filo di perle, un evergreen.

Delle più di due ore di film della Gerwig si potrebbe parlare altrettanto, dalla scelta più o meno azzeccata degli attori (capelli, appeal, personalità), alla gioia per gli occhi di una scenografia come un quadro, dove lo scorrere del tempo è scandito vividamente dal colore delle stagioni e dei vestiti a ruota delle signorinelle, allo struggimento emozionale di certi passaggi volutamente lasciato solo intuire - della serie: che lo spettatore faccia il suo pezzo, se vuole, ma senza fraseggi facili acchiappa-lacrima. Io mi limiterò a quelle cosine da niente che tra i tanti dialoghi girano veloci e spesso vanno dritte al punto: sui diritti e sui doveri, i sogni, la libertà, la carriera, l’economia, l’ambizione, la gestione dei tempi - di cura e di vita. E le controversie sullo status della donna, che muore o si sposa (... non me la far finire zitella)! Oppure, come sostiene la sempre meravigliosamente scomoda Meryl/Zia March, si arricchisce calcando le scene o gestendo un bordello (scelte in fondo non così diverse...!). E adesso non citatemi il femminismo pleeease che è una parola che odio: in definitiva i personaggi maschili della Louisa May sono tutti pieni di spessore, siano poveri in canna o ricchi e indolenti - ndr. ma qualcuno oltre me ha notato il fascino spettinato alla Scamarcio del teutonico Friedrich?!

Che dire. Cresciute e così inconsapevolmente bohémiennes da diventare cool, tra balletti al limite del techno e capelli vagamente hipster, queste vecchie/nuove ragazze irriverenti, a tratti un po’ sovversive, a me hanno convinto parecchio.