"Parasite" di Bong Joon-ho

A parte la pioggia a scrosci torrenziali, che in confronto a quella che abbiamo avuto noi nel mese di novembre, ma lévate: e guai a chi sento dire che adesso non se ne può davvero più.

Il film merita dal primo all’ultimo minuto: distorto e allucinato, dissacrante e sardonico.
Un trade off sottile tra la condizione economica e, più in generale, l'appartenenza ad una classe sociale e la deontologia personale e familiare: ‘Papà, ma siamo noi quelli che hanno bisogno di aiuto!’.
Il succo è tutto qui: lei, che è ricca eppure così gentile, in realtà è gentile perché è ricca. E così la morale salta sull’altalena e l’etica diventa un affaire squisitamente soggettivo: perché i crediti che la vita ti deve ti legittimano anche laddove non si vorrebbe cadere.
La faccio breve, mi porto a casa due insegnamenti da appuntare pedissequamente nella mia nuova Molesquine del 2020:
a) se non hai un piano niente può andare storto
b) quando il climax di casa diventa ascendente e un po’ surreale è vietato organizzare delle grigliate in giardino.
E la chiudo con un pensiero al buon Gianni, che mai avrebbe pensato di ritornare in ginocchio da te davanti ad un pupa coreana.