Netflix. "Bridgerton" di Shonda Rhimes

Al di là che:
- Shonda Rhimes è una garanzia,
- come muove le sopracciglia lui, L-U-I, che quando ne alza una, dico: una sola, io ho già il preludio di tutta la sintomatologia di un attacco di panico di quelli tosti, che manco il più ansioso dei miei pazienti riuscirebbe a farselo venire così bene,
- non ci penso neanche di addentrarmi nel giro polemico della scena iniziale, dove è stata scovata 'sta benedetta spessa riga gialla, di quelle che, sulle strade moderne, servono a delimitare corsie e permessi (che stride un tantino con carrozze e cavalli al trotto, occhei, occhei...!),
- i corsetti e la vita alta col nastro di velluto liscio che gira tutt'intorno per me son sempre stati letteralmente adorabili!
 
Ecco, dicevo, al di là di tutto questo, io consiglio e caldeggio la serie su Netflix.
 
Prima di tutto per le passioni trasversali, ante tempo: l'amore, il desiderio, ma anche la competizione e l'invidia. E quei pettegolezzi e papers che volteggiavano leggiadri, come oggi girano post e pin e tweet e vocali e messaggi rubati nelle app di cellulari stanchi, ma così stanchi di leggerne fin troppe.
 
Poi, solo per dirne un'altra: la base socio culturale dell'epoca ha dei retaggi che mi fanno sussultare se penso alla mia città di provincia nel 2021. Nord Italia, regione con un welfare ineccepibile. Ma quanti piccoli condizionamenti operanti sono passati dall'Inghilterra di allora a questo qui-e-ora di oggi.
 
Gli occhi delle donne, cosa (non) dicono - ieri dietro ai ventagli, oggi dietro alle mascherine Fp2, ma poco importa: un non-verbale discreto, celato, decisamente intrigante. E anche un bel po' faticoso, sì, lasciatemelo aggiungere: perchè se imparassimo a verbalizzare un tantino di più e a smetterla con i giochini della meta-comunicazione forse aiuteremmo a capirci. Noi, ascoltandoci davvero, ma soprattutto chi ci sta accanto. Per stare meglio entrambi, sempre pensandola in modo circolare.
 
Fin da ragazzine ci hanno insegnato che le cose preziose sono le più fragili, vanno curate, protette e conservate. Ci dicevano: la cristalleria non la metti la lavastoviglie, proprio come la felicità non la sbandieri ai quattro venti. Guai. Porta contegno, riserbo. Non sta bene, è volgare.
Una cultura del matriarcato che vige da un po' - e che la nostra Daphne conosce benone. E forse - qui, non nell'England di Sua Maestà - pure con l'aggiunta di un pizzico di qualche superstizione dura a morire, chissà. Siamo al Nord, bene, ma in definitiva ci collochiamo nel Sud dell'Europa: non sfidiamo gli dei.
 
Io dico che invece quando si è felici bisogna dirselo: urlarlo se necessario! Sono momenti così rari, così volatili... fermarli, anche solo con una parola, che gli dia senso, tridimensionalità e spessore, serve, eccome.
E allora, Daphne un po' irriverente, che non tieni a freno la lingua neppure con 'sti fratelli che calano le braghe appena girano l'angolo: dai, pensaci tu.