"Jimmy's Hall" di Ken Loach

Nel 2014 Ken Loach riceve l'Orso d'oro alla carriera al Festival Internazionale del Cinema di Berlino. 

Nello stesso anno esce Jimmy's Hall, sullo sfondo dei soliti splendidi paesaggi irlandesi e con quell’atmosfera vintage che già val bene la pena per le musiche, i guanti e i cappellini, i tagli dei capelli ondulati, gli abitini a vita bassa!

Il tema ruota intorno alla rivolta popolare contro l’oscurantismo imposto dai poteri alti, dove una Chiesa nera un po’ la fa da padrone, quei temibili ‘teppisti con la croce in mano’.

Gli anni ‘20 e poi gli anni ‘30: la storia è ispirata alle vicende di James Gralton, leader politico irlandese tanto pieno di grinta e di carisma quanto sfortunato in amore. La sua cittadinanza americana sarà per lui un brutto boomerang, così da portarlo all’espulsione dalla sua amata patria con l’accusa di essere un immigrato clandestino. E il tutto addirittura senza un regolare processo.

Una madre adorabile, lungimirante e prospettica, che portava di scuola in scuola ai bimbi della provincia i libri di una biblioteca ambulante, gli insegna fin da bambino che l’Irlanda non è una, perché gli interessi del Conte non sono quelli del minatore o del fittavolo.

Visto come l’anticristo (‘... questi sono i Rossi!’ ‘No questa è la povertà!’), non si stancherà di predicare a gran voce l’importanza di lavorare per vivere e non di vivere per lavorare: ma come esseri umani liberi, che scelgono chi essere e cosa diventare. 

Una vecchia sala di lamiere può diventare tanto pericolosa? Tristemente banale, ma sì, se serve a pensare, discutere, lavorare, appendere. E poi (diononvoglia!) a ridere, divertirsi, ballare. 

Come sempre, Ken è meglio di un libro di storia.