"45 anni" di Andrew Haigh

Un sacco di candidature e i due attori protagonisti hanno vinto nel 2015 a Berlino.

Il film è un’incantevole descrizione ‘del tramonto’ della storia di una coppia, delicata e immaginata piuttosto che vista davvero: la metafora di un tramonto anagrafico e della loro relazione.

Un evento improvviso irrompe nella loro tranquilla routine, fatta di piccole cose e di grande complicità: lui, travolto da un’emozione che credeva sopita, sembra rimpiangere quell’esistenza impavida, in giro per il mondo e su per le montagne che avrebbe trascorso con l’ex fidanzata, morta accidentalmente in quota.
E, nel riflesso degli occhi del marito, lei rilegge la loro vita come una scelta riparativa, per anestetizzare un dolore che non aveva capito essere stato così profondo.
Con i SE oziosi delle domande ipotetiche di lei - che noi donne quando ci mettiamo siamo bravissime a farci del male - la forza del loro amore si sgretola a poco a poco, nell’arco della settimana in cui si svolge il plot del film, proprio alla vigilia della festa per i loro 45 anni di matrimonio. Io l’ho amato dal primo all’ultimo fotogramma, ma questa sono proprio io: una coppia, le domande, i silenzi, i rituali della quotidianità, la campagna inglese, la nebbiolina, le tantissime tazze di the. 
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