Gli esordi del gruppo di Milano

La terapia sistemica con le famiglie in Italia

Gli esordi della sistemica italiana

La psicoterapia sistemico relazionale in Italia nasce negli anni ’60 come ricerca di equilibrio tra la radicalizzazione dell’individualismo e la crisi delle vecchie forme familiari autoritarie (siamo nel pieno tramonto dei clan familiari e nel declino del ruolo paterno tradizionale); si oppone all’ottica degli interessi del singolo e valorizza i sentimenti di appartenenza a relazioni affettive protettive; rende più democratica la famiglia difendendone le parti più deboli; sostiene una responsabilità genitoriale paritaria e congiunta.

I magnifici 4

A Milano, negli anni ’70, il gruppo composto da Mara Selvini-Palazzoli, Giuliana Prata, Luigi Boscolo, Gianfranco Cecchin lavora secondo un approccio strategico alla psicoterapia sistemico relazionale, in particolare con pazienti anoressiche e psicotici.

Negli stessi anni si comincia a sperimentare l’uso del paradosso e della connotazione positiva: secondo l’idea che spiegare non serve, ma si deve provocare un cambiamento con tattiche inavvertibili. Ecco che l’equipe "prescrive il sintomo", o altri aspetti sgradevoli a questo collegati, connotando positivamente tutti i comportamenti dei membri della famiglia, ad esempio come il sacrificio di un singolo a vantaggio degli altri.

Nel paradosso la malattia "diventa buona" e la terapia "diventa pericolosa" perché può (addirittura!) cambiare gli equilibri: è questa la visione circolare e relazionale dei comportamenti dei membri della famiglia. Nessuno è colpevole e tutti sono preda di un gioco relazionale più forte di loro. Oggi si è arrivati ad essere un po’ meno... "estremi": talora la connotazione positiva è considerata troppo assolutoria nei confronti di alcuni comportamenti rispetto ai quali si preferisce invece responsabilizzare i membri della famiglia.

Il gruppo comincia già negli anni ’80 ad usare le "prescrizioni": si possono modificare le regole disfunzionali della famiglia sostituendole con altre più congrue; compito del terapeuta è cogliere quali sono le prassi implicite/esplicite che generano e perpetuano la disfunzione ed escogitare un intervento prescrittivo che le rompa.