Quando lui è un ipercontrollante

Un tempo gli uomini gravitano tra caccia, scacchi, relazioni sociali utili al proprio posizionamento, politica ed economia: appannaggio testosteronico e maschile, con circoli privati ben coltivati (e particolarmente fumosi, tra l’altro!).

Il circuito domestico, e spesso quello educativo, non era affar loro: lì c’era una mano femminile che dirigeva in modo ben orchestrato. E il tutto senza troppe ingerenze, con una netta suddivisione dei compiti. Lascio da parte e giudizi e paroline bomba come emancipazione etc, che aprirebbero a migliaia di altre cornici: non è questa la sede, non è questo il punto. Era così e basta.

Oggi le sovrapposizioni sono molto più comuni. Bene, gaudio, felicità: continuate così. 

Peccato che talora gli uomini che si infilano negli ambiti domestici lo facciano ‘amabilmente’: da un lato come se fosse una simpatica concessione, dall’altro esercitando la loro solita questioncina (… un tantino irrisolta?!) sul potere, attraverso il controllo, fino a sfinire l’altra. Annientandola con due armi potentissime, il giudizio e la noia, ma anche con le proprie ossessioni: la vedi quella macchiolina sul divano? come mai sento un odore cattivo quando apro il frigorifero? se le posate sono rimaste macchiate è perché non c’è abbastanza brillantante nella lavastoviglie, tessssoro. E così via.

E lei? Potrebbe essere che acconsenta e taccia per evitare conflitti reiterati, per sottomissione, talora perché non esistano scarti tra il desiderio e l’azione della persona con cui ha a che fare e che incarna (… ma lo è ancora?) la persona che ama.

(Ndr. questa è la mia voce sfinita alla fine di una giornata in cui ho raccolto un po’ di riflessioni, non me ne vogliano TUTTI gli uomini - amici, conoscenti, colleghi, fidanzati e mariti di amiche - che ritengo essere cordiali, brillanti, ottimi padroni di casa e amabilissimi compagni di relazione, di vita… di viaggio!)