Ogni coppia condivide un segreto, qualcosa di unico, di particolare

In un periodo storico peculiare, in cui ciascuno di noi, ognuno con le sue specificità e la sua responsabilità, ha cambiato abitudini e stile di vita, l’impatto complessivo delle ripercussioni sul sistema famiglia è stato decisamente forte.

In particolare le coppie, con o senza figli, raccontano di cambiamenti importanti che hanno inciso sul loro benessere.

Da terapeute abbiamo avuto modo di incontrarne diverse in questi mesi, coppie sfinite, in crisi, affaticate e che hanno bisogno di uno spazio di ascolto.
 
C: Hai voglia di farmi un breve spaccato delle coppie che hanno varcato la porta del
tuo studio nell’era Covid?
 
S: Perlopiù mi sono arrivate due macro-tipologie. Coppie provate da un isolamento forzato e dalla quasi totale mancanza di coesione sociale, dalla gestione di un lavoro alienante da casa e dalle mille acrobazie scolastiche per i figli, che alternano la presenza e il virtuale in balletti rocamboleschi. Sono le coppie che se la contendono intorno al divano.

Già: un divano, di per sé anche piuttosto scomodo, ma che in alcuni casi fa pure da letto in cui uno dei due va a dormire solo. E’ un po’ l’abituale scena che suona come il preludio di una separazione, quando si è troppo arrabbiati, quando non si vuole sentire l’odore e il calore dell’altro, quando non si è sicuri che si
arriverà fino in fondo. Non c’è più desiderio, ci si rinfacciano reciprocamente le colpe: il rancore sta avendo la meglio sull’amore.
 
C: Mi descrivi un quadro parecchio buio, in sostanza sono quelle coppie per le quali
l’isolamento ha avuto gli effetti più nefasti. E l’altra categoria a cui accennavi?
 
S: Ti direi che si collocano sull’estremo opposto. Sono quelle coppie conviventi che hanno scoperto che uno dei due era positivo e hanno dovuto salvaguardarsi (e salvaguardare almeno l’altro, che di positivo non aveva ancora nulla): quarantene in bilocali troppo stretti, hanno combattuto con un esercito di mascherine, alcool, candeggina e pregato che il sistema immunitario non li mollasse proprio ora. L’uno per guarire il più in fretta possibile, l’altro per non cadere ammalato. Fatica e speranza, ma sicuramente un pezzo di strada condiviso che ha fortificato il rapporto.

Tu, che visione hai in merito alle terapie di coppia che stai seguendo in questo
momento?
 
C: Oltre a quelle che descrivevi tu poco fa, quelle più colpite a mio parere sono state le coppie abituate a fare cose, ad avere intorno amici e impegni, magari senza figli, che hanno fatto del coltivare esperienze il loro personale cavallo di battaglia. Un po’ per tenersi lontani dalle routine e dalle brutture della quotidianità, un po’ per il piacere delle nuove scoperte insieme. 

Ma citerei anche tutte quelle coppie in cui uno dei due membri ha perso il lavoro o è finito in cassa integrazione. Di questo tipo ne conosco diverse, professionalmente e personalmente. Me ne viene in mente una, ad esempio.


S: Che ne dici di dirmi di più di questo esempio?


C: I due ragazzi che ho in mente sono tra la casistica che come coppia in qualche
modo ha risentito maggiormente di questo periodo. Lei nel mondo della ristorazione
come dipendente in un locale, lui con una vita spesa dentro il panorama musicale.
No smart working, no distrazioni, ok cassa integrazione almeno per lei, lui lavoratore autonomo. C’è stato un crac, uno smarrimento: prima di tutto economico e poi di senso, progettuale. Capirai il vuoto, fattuale e monetario, nonché i conseguenti momenti di delusione totale che ne sono conseguiti. Una coppia che era sulla soglia di progettare passi diversi, magari un figlio, magari anche solo il pensarlo. Tutto fermo e ammantato da una noia di base in una situazione che continua a non trovare soluzione.


S: Su cosa possiamo lavorare in questi casi?


C: Lavoriamo sul residuale, sul tenersi stretti, nonostante tutto. A non mollare la
presa, rischiando a volte anche momenti di disperazione. Si lavora sul ritrovare la
bussola, prima di tutto ognuno per sé e poi per il noi che riemerge.
A questo proposito, per te quali sono (se ci sono) gli elementi base che si ritrovano
spesso in una terapia di coppia?


S: Per la mia esperienza, credo ci si trovi innanzi ad un terapeuta per cambiare. Per
fare un passo in avanti, consapevoli, insieme. Duro, doloroso, energivoro: ci vuole
sostenibilità, di tempo, ma anche economica. Per dirsi dove e come trovare nuove
strategie, esplorare sentieri differenti, diversificare gli schemi. Oppure,
semplicemente, per riconoscere - e riconoscersi - che si è cresciuti a ritmi troppo
diversi, che ci si è allontanati in modo irreversibile. E allora ci si può anche dire che... si lascia. Si lascia, ma si resta: buoni genitori nel caso, buoni complici se serve, e buoni compagni… guardando con clemenza quello che è stato, ma non più dentro alla cornice della coppia.


Non abbiamo bacchette magiche, pozioni, incantesimi. Abbiamo affinato con corsi,
approfondimenti, letture e tecniche accurate il dono dell'ascolto e ci occupiamo
costantemente di tenere alta quella capacità di sintonizzazione sui nostri pazienti per
accompagnarli a rielaborare e trascrivere i loro vissuti. Mutare quelle narrazioni
dolorose del presente e del passato, per favorire esperienze nuove e correttive.
Anche, soprattutto, in un momento storico così indecifrabile, alienante e faticoso.

 

(ndr. articolo scritto a quattro mani con la dott.ssa Chiara Gianati, collega psicoterapeuta di Bergamo)