Chiedere e non sentenziare: si può?

La comunicazione è una gran cosa seria.

Si articola dicendo cose (verbale), ma anche attraverso il MODO in cui le stesse cose si dicono (metaverbaleparaverbale).

Non parliamo di quel che succede nelle comunicazioni di coppia.

“Dottoressa, mia moglie ha un problema di comunicazione”. E se non fosse che non sono gli uomini, ma le donne più spesso inclini a rivolgersi a uno psicologo, potremmo pensare ad un'introduzione del tipo: “Dottoressa, mio marito ha un problema”. (Tragi)comico, no?

In sostanza si può dire che vada alla grande perlopiù quando:

- i tre “linguaggi” coincidono (un po’ meno quando il verbale viene contraddetto dagli altri due);

- si riesce a passare dall’“IO” / “TU” al “NOI”;

- si impara a chiedere e/o ad agire anziché menare il torrone con asserzioni giudicanti e pensieri che non hanno gambe.

Vi faccio solo qualche esempio:

a)

DICHIARAZIONE: “Con il tuo atteggiamento dì la verità che volevi fare la gattamorta!” 

DOMANDA: “Perché ti sei comportata così davanti a quell’uomo?”

b)

SENTENZA: “Con questo tono lo sai che mi fai arrabbiare!” 

RICHIESTA: “Usi questo tono per scatenare in me qualche reazione?”

c)

PENSIERO: “Credo che avremmo bisogno di un momento di intimità tutto nostro.”

AZIONE: “Ho prenotato un tavolo solo per noi nel tuo ristorante preferito.” 

Provare, per credere.

 

(ndr. in foto la regina dei tre livelli comunicativi.)