Per non prendere un granchio

Le mosche vanno contro i vetri e continuano a sbatterci contro perché sono trasparenti come l’aria. Sempre dalla natura e dal mondo animale: il granchio cammina all’indietro e non si può pensare in nessun modo che avanzi diritto anziché arretrare.
Vedo adulti in terapia che sbattono sui vetri come le mosche, con comportamenti ripetuti e ripetitivi, come dei cliché, come se non sapessero fare altro: ma non è vero che non lo sanno, semplicemente non l’hanno mai fatto.
Situazioni di paralisi dovute alla sensazione di essere intrappolati in meccanismi schiaccianti, all’interno dei quali la propria persona e il proprio peso (la propria ‘calibratura mentale’, il ‘peso specifico‘, non i kg eh!) contano poco o nulla. Basta poco (poco? tanto!): una presa di coscienza e una 'ristrutturazione' della visione complessiva, che sia comunque coerente con la sua descrizione. 
Al di là delle illazioni al cambiamento, anche piccolo, anche infinitesimo, che certo non possono non essere fatte, quello su cui io insisto in questi casi è l’imparare ad impiegare bene il tempo: il tempo rimanente, non importa quanto esso sia, il tempo del presente, del ‘qui e ora‘ non altrove, nè in altri momenti, senza rivivere un passato che non dà tregua (un amore finito, un affetto venuto a mancare, una scelta ‘sbagliata’) o anelando ad un futuro immaginifico che però non è come lo si sarebbe voluto - o perlomeno non è mai come lo si era immaginato. Disperarsi o riscattarsi, sta un po’ a noi la scelta. Che poi il bello è che quando arriviamo alla meta agognata, molte volte abbiamo la sensazione di esserci sacrificati un sacco per conseguirla, privandoci di tante, troppe cose. Basta allora imporsi di trarre piacere a tutti i costi, se no ‘si ha sbagliato qualcosa‘, perché ‘bisogna divertirsi‘ perché ‘o lo facciamo adesso, o mai più!’ mollare l’idea che si debba essere felici per forza, perché già l'idea stessa impedisce di esserlo!
Ve lo dico con tenerezza, con delicatezza, rispettosa del vostro momentaneo dolore: calma, piedi a terra (la terra di OGGI, non un’altra) e ripulirsi un po’ dalle miopie che portano a focalizzare sui propri egoismi e sulle proprie preoccupazioni: se si allarga lo sguardo (con quella cosina speciale che chiamiamo empatia) si possono davvero trovare nuove risorse, per voi, in primis, e poi per chi vi sta accanto - e si specchia atterrito, sofferente e impotente nel vostro star male.
Vi lascio con una meravigliosa frase di madre Teresa di Calcutta: ‘Il giorno più importante della mia vita?’ ‘Oggi’.